venerdì 4 dicembre 2009

sedersi a Cannes


Mi è capitato tempo fà di riflette su una questione abbastanza singolare: quanto delle sedie inserite in contesti pubblici sappiano dare un respiro di democrazia.
La scorsa estate mi trovavo a passeggiare sulla croisette insieme al mio compagno ed una coppia di nostri cari amici; il ragazzo ci fa notare queste sedie di ferro che si trovano sparse per tutto il corso, ci sono sempre state, per diversi anni le avevo incontrate eppure durante tutto quel tempo non avevo colto quel valore che il nostro amico gli stava attribuendo "vedete, questa è la dimostrazione che la civiltà esiste". Già è vero, quelle se ne sono sempre state li, colorate di azzurro e un pò mangiate dal salmastro, non sono mai state piantate al suolo tantomeno chiuse con il lucchetto la notte. Se le guardi attentamente mentre passeggi vedrai tutta una variopinta collezione di umanità seduta l'una affianco all'altra: il ricco armatore vicino al barbone, la modella vicino a formosissime sudamericane che vendono oggetti di artiganato eppure tutti uguali, tutti con la stessa dignità.
E' difficile da spiegare, la cosa differisce dalle panchine, loro se ne stanno lì, ti offrono la possibilità di sederti dopo che hai camminato un pò ma non permettono l'aggregazione, inoltre rappresentano sì un servizio, ma istituzionalizzato, perchè di fatto usufruisci della panchina entro il limite di spazio e mobilità consentita.
Quelle sedie danno un segnale più forte, di apertura e volontà di far sentire le persone che passano di lì parte di un complesso e meraviglioso universo, dove un uomo indigente pò almeno decidere da che prospettiva guardare il mare e nel compiere questa scelta ritrovarsi uguale a molti altri.

canzone del giorno: CAT POWER the greatest

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